Ferie Permettendo nella magia dell’Arte: un viaggio incantato nel Giardino dei Tarocchi

Ferie Permettendo nella magia dell’Arte: un viaggio incantato nel Giardino dei Tarocchi

Nel cuore più intimo della Maremma, laddove il verde delle colline si stende tra i profumi mediterranei e la luce toscana abbaglia d’arte e silenzio, due viaggiatori speciali ci guidano alla scoperta di un luogo che sembra uscito da un sogno: il Giardino dei Tarocchi. Giulia / Juppina, e Paolo – alias Ferie Permettendo, la coppia di content creator noti tra gli appassionati di arte, viaggio e cultura nerd – ci accompagnano in un’esperienza che è ben più di una semplice visita a un parco artistico. È un incontro mistico, emozionante, in grado di lasciare un segno profondo tanto nei grandi quanto, e forse ancor più, nei più piccoli.

A pochi chilometri da Capalbio, nel piccolo borgo di Garavicchio, sorge il Giardino dei Tarocchi, un’opera monumentale di arte ambientale voluta e creata da una delle più visionarie artiste del Novecento: Niki de Saint Phalle, franco-statunitense dallo spirito libero e intensamente simbolico. Ispirata dalle meraviglie del Parque Güell di Gaudí a Barcellona e dal seicentesco Parco dei Mostri di Bomarzo, Niki immaginò questo giardino come il sogno magico della sua vita. E quel sogno prese forma a partire dal 1979.

Un’opera vivente: i Tarocchi prendono forma

Il Giardino si dispiega come una città delle meraviglie. Su circa due ettari di collina toscana, si stagliano ventidue colossali sculture in acciaio e cemento, interamente ricoperte da vetri colorati, specchi e ceramiche realizzate a mano. Ogni tassello è un pezzo unico: ogni mosaico è stato incastonato artigianalmente, ogni superficie è un gioco di luce e riflessi che muta con il sole, con la stagione, con lo sguardo. Le figure, che rappresentano gli Arcani Maggiori dei Tarocchi divinatori, portano con sé un universo simbolico e spirituale, in cui ogni forma è una narrazione, ogni curva un invito all’introspezione.

Non ci sono visite guidate, né percorsi predefiniti. Come voluto da Niki stessa, l’esperienza è libera, personale, interiore. Il visitatore è chiamato a immergersi nel percorso come in un viaggio iniziatico, lasciandosi sorprendere e interrogare da figure che non sono solo statue, ma vere e proprie presenze: la Papessa, l’Imperatore, il Sole, l’Eremita, la Morte… tutte parlano, se si è disposti ad ascoltarle.

Un’impresa lunga una vita

Per oltre diciassette anni, Niki de Saint Phalle lavorò al suo giardino con instancabile passione, affiancata da artisti, architetti, artigiani e amici fidati. Tra questi il marito Jean Tinguely, geniale scultore meccanico svizzero, che costruì le strutture in ferro e integrò alcune figure con i suoi celebri mécaniques: macchine poetiche fatte di ingranaggi e movimento. Accanto a loro, collaborarono nomi come Rico Weber, Marina Karella, Paul Wiedmer, Mario Botta (autore dell’ingresso-monumento), fino ai ceramisti romani e agli artigiani che realizzarono direttamente sul posto ogni elemento decorativo.

Nel 1998, dopo una spesa interamente autofinanziata di circa 10 miliardi di lire, il Giardino fu finalmente aperto al pubblico. Una sola statua rimane incompiuta: non per negligenza, ma per volontà dell’artista, che preferì lasciarla così, memoria viva di un’opera che non si esaurisce, che resta in continua trasformazione, come l’anima stessa dell’arte.

Un percorso emozionale

Camminare nel Giardino dei Tarocchi significa ritrovarsi avvolti. I mosaici riflettono il nostro volto, deformandolo, moltiplicandolo, confondendolo. Le sculture, spesso attraversabili, abitabili, ci inglobano. È impossibile restare spettatori: siamo partecipanti. I bambini, incantati da forme e colori, vi corrono dentro come in una fiaba. Gli adulti, spesso in silenzio, ne assaporano il potere evocativo.

Come ricordano Giulia e Paolo nelle loro stories e nei contenuti video che documentano l’esperienza, non si tratta solo di arte: si tratta di stupore puro, di contemplazione, di gioco e meditazione. “È un luogo magico per gli adulti e straordinario per i più piccoli” raccontano con occhi ancora colmi di luce.

Niki, la voce del Giardino

In molte sculture, sul cemento stesso, Niki ha scritto i suoi pensieri, frasi potenti che accompagnano il visitatore come una guida invisibile, ma presente. “Ho costruito questo Giardino per me stessa, per scoprire il senso della vita”, si legge su una piastrella. In questo dialogo continuo con chi varca la soglia del suo regno incantato, l’artista ci affida la chiave per comprendere: il Giardino non si spiega, si vive.

Informazioni pratiche

La visita dura in media da una a due ore, ma il tempo qui sembra sospendersi. Non ci sono audioguide, né spiegazioni ufficiali: la libertà dell’interpretazione è parte integrante dell’opera. Si consiglia di visitarlo con calma, lasciandosi guidare dall’istinto, percorrendo più volte i vialetti, sedendosi tra le piastrelle, cercando riflessi negli specchi.

Il padiglione d’ingresso, progettato da Mario Botta, è esso stesso un’opera d’arte: una grande apertura circolare in una spessa muraglia in tufo separa simbolicamente il mondo reale da quello onirico del Giardino. Una soglia vera e propria, un passaggio tra mondi.

Il Giardino oggi

Oggi il Giardino è gestito dalla Fondazione Il Giardino dei Tarocchi, che si occupa della sua conservazione e della valorizzazione. È visitabile da aprile a ottobre, e ogni anno migliaia di persone da tutto il mondo accorrono per vivere l’incanto di questa opera totale: un ponte tra arte, architettura, natura e spiritualità.

Non si tratta solo di un parco. È un luogo dove arte e sogno si stringono la mano, dove ogni figura è una domanda e ogni risposta si nasconde dietro uno specchio.

Se dovessimo usare una sola parola per descrivere l’esperienza suggerita da Ferie Permettendo, quella parola sarebbe: meraviglia.

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