
Era il 1° maggio 2015 quando Milano alzava il sipario su uno degli eventi più chiacchierati, attesi e – diciamolo – controversi della sua storia recente: l’Esposizione Universale. Sotto lo slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, Expo 2015 prometteva di essere un viaggio visionario tra cultura alimentare, tecnologie sostenibili e geopolitica del cibo. E per sei mesi, lo è stato davvero. Ma poi? Una volta spenti i riflettori, cosa sarebbe successo di quell’immensa distesa di padiglioni, installazioni, spazi comuni e architetture avveniristiche?
Per anni, la risposta sembrava incerta. Per alcuni, l’area dell’Expo si sarebbe trasformata in un deserto urbano, un mausoleo al fallimento delle grandi ambizioni. Per altri, il seme dell’innovazione era stato piantato e aspettava solo di germogliare. Oggi, dieci anni dopo, la risposta è sotto gli occhi di tutti, ed è una risposta che farebbe brillare gli occhi a qualunque appassionato di fantascienza, urbanistica futuristica e cultura nerd: dove un tempo sorgevano i padiglioni di Expo, oggi batte il cuore pulsante di MIND – Milano Innovation District.
Chi ama le narrazioni nerd lo sa: ogni grande epopea parte da una scommessa folle. Nel nostro caso, il protagonista si chiama Giuseppe Bonomi, primo amministratore delegato di Arexpo, che ha avuto la visione di riconvertire l’area Expo in un hub dedicato alla scienza, alla tecnologia e alla ricerca. A raccogliere e potenziare quell’eredità, è stato poi Igor De Biasio, attuale AD di Arexpo, che ha spinto il progetto oltre i confini immaginabili, trasformandolo in un modello esportabile.
Perché sì, MIND non è solo un distretto: è un vero e proprio multiverso dell’innovazione. Oggi lì lavorano già 10.000 persone, ma entro il 2032 saranno ben 70.000. In un mondo in cui spesso si teme il brain drain, Milano è riuscita ad attrarre talenti, startup, centri di ricerca e aziende high-tech con una forza gravitazionale degna di un buco nero culturale. E il segreto? Una perfetta fusione alla Dragon Ball tra pubblico e privato, tra visione istituzionale e risorse imprenditoriali. Un equilibrio raro, ma esplosivo.
Ma cosa c’è, concretamente, oggi nel MIND? Semplice: roba da far impallidire Stark Industries.
Lì sorge l’IRCCS Galeazzi, una cittadella della medicina specializzata in ortopedia e malattie cardiovascolari, con 600 posti letto e 30 sale operatorie. Non lontano, il centro Human Technopole è un concentrato di ricerca scientifica ai confini del futuro, con 400 ricercatori provenienti da 30 Paesi che lavorano su genomica, biologia computazionale, neurogenomica e molto altro. Non è fantascienza: è l’Italia del 2025.
Nel cuore del distretto pulsa anche la Cascina Triulza, trasformata in un polo dell’innovazione sociale, con 71 organizzazioni del terzo settore unite in un cluster riconosciuto perfino dall’Unione Europea. E poi ci sono le startup deep tech, i laboratori, le università, il coworking, le scuole, gli auditorium, i supermercati e gli spazi eventi. È la Silicon Valley in salsa meneghina, con più stile e un espresso decisamente migliore.
E il meglio deve ancora arrivare. Perché il progetto più ambizioso è ancora in cantiere: il campus scientifico dell’Università Statale di Milano, una cittadella accademica da 210.000 metri quadrati che ospiterà 23.000 studenti, ricercatori e docenti in cinque edifici principali. Una vera Hogwarts della scienza, senza magia ma con tantissima tecnologia.
E non è finita. A breve partirà la costruzione degli edifici strategici come Westgate, MoLo e Horizon, che completeranno il puzzle urbano del distretto, trasformando definitivamente l’area in una “città del futuro” accessibile, sostenibile, interconnessa. Un vero laboratorio urbano dove testare soluzioni che poi verranno replicate in tutto il mondo.
Tra i protagonisti di questa rivoluzione ci sono nomi del calibro di AstraZeneca, Bio4Dreams, Rold, Illumina, Bracco, E.on, fino alla più recente entry nerd: Ephos, una startup italiana nata dal CNR che produce chip fotonici. Chip. Fotonici. Praticamente Star Trek, ma con vista sulla Madonnina.
Il momento clou di questa rinascita si celebra ogni anno con la MIND Innovation Week, un evento che quest’anno (dal 5 maggio) vedrà protagonisti temi che vanno dall’intelligenza artificiale alla sanità digitale, dall’ambiente alla robotica culturale. Il tema di questa edizione? “Shapes of Innovation: l’energia delle idee”. Perché è proprio di questo che si nutre il distretto: di idee, di intuizioni brillanti, di quella scintilla che trasforma la scienza in futuro.
A dieci anni da Expo 2015, tutte le profezie apocalittiche si sono dissolte. Quella che sembrava una cattedrale nel deserto è diventata una megalopoli della conoscenza, un luogo dove si sperimenta il domani ogni giorno. MIND non è solo un acronimo: è un manifesto nerd, un tributo alla capacità umana di rigenerare, trasformare, creare. È la dimostrazione che l’Italia può ancora stupire quando decide di giocare una partita diversa, ambiziosa, smart. Una partita da protagonisti nel grande gioco dell’innovazione globale.
E per chi, come noi, vive di immaginazione e cultura pop, sapere che a Milano esiste un distretto dove la scienza è la nuova avventura… beh, è un sogno che si avvera. Altro che Metropolis: il futuro si chiama MIND, ed è già qui.
Hai mai visitato l’area MIND o partecipato a un evento legato all’Innovation Week?
L’articolo Dall’Expo alla Città del Futuro: dieci anni dopo, il MIND di Milano è la vera rivoluzione nerd della conoscenza proviene da CorriereNerd.it.